IL GIORNO DELLA TROTA

ovvero

“L’alba ci sorprenderà sempre...”

L'anno solare è composto di 365 giorni tutti più o meno importanti nell’economia di una vita. Chi nasce o diviene pescatore nel corso della stessa può contare solamente su 364 giorni l’anno. Per dirla alla Lubrano“ A questo punto una domanda sorge spontanea... Perché?” Il perché è molto semplice: nell’ultima domenica di febbraio ogni pescatore degno di questo nome deve svolgere un rito. Essere presente alla Gran Cerimonia della pesca alla Trota. Sì! Perché l’ultima domenica di febbraio è il giorno fatidico della "apertura".

Il pescatore che si rispetti ne parla praticamente per tutto l’inverno, anche se la preparazione tecnica e quella psicologica cominciano praticamente dal giorno stesso della chiu­sura e cioè la prima domenica di ottobre.

Ogni tanto si vanno a visitare, rubando tempo a tutto e a tutti, piccoli rigagnoli di torrenti o laghetti sperduti, calcolando con cinque mesi di anticipo dove il sole sarà all’alba nel giorno predestinato. Si fa persino un calcolo sulle previsioni del tempo.

La preparazione è meticolosa e viene fatta giorno dopo giorno. L’attrezzatura è la più idonea per ogni evenienza. Ami speciali, piombini supercalibrati, galleggianti di tutti i colori e di tutte le taglie e così via dicendo. Tutto questo naturalmente ha uno scopo ben preciso: tentare una strage!

So che la parola può far rizzare i capelli in testa agli animalisti. So già che una selva di condanne sono già state pro­nunciate appena è apparsa la parola “strage”, ma se qual­cuno avesse la pazienza di aspettare un attimo può rendersi conto che questi sono solamente gli “intenti”, esecrabili quanto si vuole ma solo “intenti”. Del resto è umano pensare che, chi pratica una attività sportiva sia portato a svolgerla al meglio delle sue capacità. Chiaramente nell’ambito della competitività di ogni pescatore il "meglio del pescare" è natu­ralmente prendere il maggior numero di pesci possibile. Da qui la parola “strage”.

Sì, è vero che esistono delle limitazioni (non più di otto o dieci trote al giorno), è vero che esistono delle misure minime da rispettare (dai diciotto ai ventidue centimetri) ma è anche vero che non si può chiedere ad un povero cristo che ha speso miliardi in attrezzature, si è alzato alle tre di notte per raggiungere la località prescelta con spese di benzina e di au­tostrade non indifferente, di rimettere in acqua l’unico trofeo della giornata. Una trotella di diciassette centimetri abbon­danti.

E’molto facile quindi vedere il nostro eroe con una nonchalance degna dei più grandi attori, fingere la liberazione della trotella malcapitata e poi con mossa furtiva infilarla rapidamente nello stivalone di destra con l’unico risultato di portare a casa una... sogliola dal colore strano.

Questo è quello che succede regolarmente in barba alle leggi venatorie dello stato. Però è cosa “umana”. Quello che non è umano e sfiora la follia assoluta è però, come già accennato, il giorno dell’ “apertura”.

(da:La Scienza del Pescare e L’Arte del Buon Pescatore. Edizioni " La vera campagna". Anno 1895)

Prefazio

La pesca è bricconcella; spesso e volentieri fa disperare, ma da anche piacere, perché quelle volte che riuscite o che avete superata una difficoltà provate compiacimento e cantate vittoria. Diffidate dei libri che trattan  dii quest’arte; sono per la maggior parte fallaci o incomprensibili, specialmente quelli italiani. Al più al più potrete attingere qualche nozione utile quando l’arte già conoscete. Il miglior maestro è la pratica sotto un esperto capace.

 

Due consigli preziosi: gettare via i manuali sulla pesca e andare a pescare con un esperto possibilmente non un amico. Due “aperture" classiche.

Esempio n°1.

Levataccia alle ore 3am. Due amici pescatori si avviano col fuoristrada all’appuntamento col destino bardati da Cambogia. Pantalone verde militare, impermeabile, maglia, maglietta, maglione, pile rigorosamente mimetici (ricordare sempre che le trote ti vedono.....Dio no!), giaccone supermimeticoimpermeabilemilletasche, ognuna scrupolosamente riem­pita con baby bottiglie di liquore acquistate al primo autogrill incontrato sull’autostrada.... ( A proposito, come mai avevano cosi poche bottigliette e perché il barman ha detto “Prendete pure tutte quelle rimaste?).

Razioni K di focaccia appena sfornata talmente farcite da vergognarsi davanti alla foto pubblicitaria del bambino che dice  “ Pensatemi! E Saluti dalla Bosnia”.

Commento dell'amico-esperto mentre il fuoristrada si avvia spedito alle foci del fiume prescelto: “Questa volta non ci fregano. Dalle voci sentite in giro tutti i pescatori stanno andando a piazzarsi nei laghetti della provincia. Fidati di me che sono un amico oltre che il più grande “trotaiolo” della regione.”

"Non è che succederà come l’anno scorso che..”

“Se ti dico fidati, ti devi fidare! Del resto chi è l’esperto? A proposito che vermi hai portato? Ti sei ricordato anche le camole della farina?“

“Ma non avevi detto che le portavi tu?“

“Si! Ma solo in un primo momento, poi, se ben ricordi, ho detto che io portavo i coreani, anche perché il bachino di sego è proibito per cui se le trote non mangiano il lombrico era meglio portare anche le camole della farina. Io, nel dubbio, ho portato anche quelle del miele. A proposito hai visto che lombrichi enormi che ho trovato? Sembrano proprio..... etc, etc, etc)

E mentre la discussione si addentra nei meandri delle reminiscenze goliardiche sui lombrichi tanto enormi da sembrare.... meglio lasciar perdere..., le risate si sprecano e la benzina pure, dato che non è così facile arrivare, seppure con un fuoristrada, alle sorgenti di un fiume dove non si è mai stati.

Miliardi di deviazioni e stradine di montagna sconosciute inghiottono i due amici sino a quando l'euforia si smorza. Ora non ridono più. Il fuoristrada si è naturalmente impantanato e, come tutti i fuoristrada, molto "più in là”di una macchina normale e questo "più in là"non è di buon auspicio né alla pesca né al morale dei nostri ”trotaioli esperti”. Tra parolacce classiche e riferimenti terrificanti a mamme e Madonne che finalmente hanno di che piangere (quando ci vole, ci vole! Come si sentenzia da noi in Toscana), riescono a tornare sulla statale.

E’ il momento buono per frugarsi nel ”milletasche” e cominciare ad alleggerirlo dalle ”baby dell’Autogrill”. La giornata non è persa per un pelo. Oramai sono arrivati nella zona designata e tanto decantata dall’amico-esperto. Un tratto di torrente che non solo sfiora la magnificenza ma soprattutto è conosciuto solo da pochissimi eletti.

Chiaramente è ancora buio pesto e il “mezzo da sbarco” viene piazzato tra un canneto e una siepe rattrappita dal freddo. La temperatura esterna non arriva ai 10° centigradi sottozero. Il prepotente e quasi insopportabile odore della campagna, quella vera, mozza il respiro. Il silenzio sfiora la confusione mentale.

Sono già (si fa per dire) le 5 del mattino, l'alba è prevista per le 7,15. Due ore ed un quarto di attesa in silenzio. Nel buio totale ogni tanto rotto dall'accendersi alternato di lucciole giganti, i due non devono e soprattutto non possono comunicare neppure con lo sguardo. Il silenzio deve essere totale. Ogni bisbiglìo, ogni rametto inavvertitamente rotto può pregiudicare il tutto. Si sente solo il rumore del torrente che scorre eterno in quell'angolo fortunatamente dimenticato dal mondo. E' una sensazione bellissima e angosciante allo stesso tempo. Tutte le paure del mondo entrano nella pelle scuotendola come un tappeto eppure.... non riescono a sentirsi completamente soli. "E' veramente buffo.", pensano all'unisono, "... questo è il sentirsi in armonia con la natura? Ma allora non siamo mai soli? Allora tutte le paure erano solo nella nostra mente? Solo nella mente si è soli. Noi pescatori siamo le uniche persone al mondo che hanno capito tutto! Non hanno bisogno di psicoanalisi! Non hanno bisogno di strizzacervelli. Non hanno bisogno di nessuno. Ma qual'è la nostra forza . La pazienza? La perseveranza? La caparbietà? O è solo il fatto che siamo le uniche persone al mondo che riescono a stare due ore e quindici minuti, nel silenzio totale con un solo obiettivo: la prima trota della stagione! Formidabili! Siamo degli dei e gli altri non lo sanno... questo ci fa un po' incazzare..".

Le considerazioni psicologiche dei due si susseguono sino a mete inarrivabili. Nel frattempo il giorno nuovo si sta lentamente aprendo. Si comincia ad intravvedere la sagoma del canneto e la siepe rattrappita che gli sta di fronte. Per la verità non è proprio una siepe ma un cassonetto della Azienda Municipalizzata con la scritta "Mettete qua dentro le vostre baby! Sporcaccioni!" Come buongiorno, non solo non è il massimo ma è anche il segno inequivocabile che qualcuno è passato prima. Durante quelle due ore abbondanti di attesa universale la zona è costellata dai cadaverini delle "baby dell'autostrada". Quella sì che è stata una strage. Eppure i nostri due non pensavano di averne comperate così tante e chiaramente non sono tutte loro. Montagne di cicche (le lucciole non ci sono nell'inverno appenninico, neppure quelle giganti) buttate a caso, coprono il terreno come fosse lo zucchero a velo di una torta. Nei cento metri di torrente che nessuno conosceva sbucano come zombi di un antico rito voodoo almeno altri trecento "Milletasche" identici. Esempio della "clonazione perfetta" avvenuta durante la notte.

L'amico-esperto non batte ciglio e spara ancora una sua sentenza "Se c'è tutto sto casino significa che le trote ci sono! ...Scusi può spostare un po' il piede destro? Mi sta massacrando un alluce! Come dice? Mettiamoci una pietra sopra? Ci manche­rebbe anche quella...! Hai visto chi c'è? Quel bastardo del Piero! Aveva detto che quest'anno andava al lago.... Vatti a fidare degli amici! Non c'è più religione."

Esempio n° 2

Praticamente tutta la prima parte come nell'esempio precedente, unica variante è la scelta del posto. Quest'anno, visto che le solite voci pronosticano un esodo sui torrenti, si opta per il lago.

Ancora una volta l'alba é rivelatrice. Finalmente le previsioni sono azzeccate in pieno. Non c'è proprio nessuno. Miracolosamente soli in un luogo sconvolgente. I due amici con la loro formidabile attrezzatura e molto più sotto... una vallata spettrale dove campeggia un cartello molto artigianale (probabilmente fatto dagli operai addetti alla diga che forma il lago) con la scritta:

ATENZIONE ! PERICLO !

IL LAGHETO E' STATO SVUOTATO

PER LA POLIZIA DECENALE

 

L'italiano degli operai addetti alle dighe non è mai stato il massimo.

 

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