RAPPORTO SU CAPPUCCETTO ROSSO
(dove si parla di lupi, di bambine, di nonne e di cacciatori)





Tutti conoscono la favola di Cappuccetto rosso ma tutti l'hanno capita bene? Vediamo di farne un'analisi seria per capire come mai, quella che sembra una normale storia per bambini può celare reconditi significati. L'antefatto.

Una ragazzina che vive sola con la mamma alle soglie di un bosco decide un giorno di addentrarsi in esso con lo scopo dichiarato di portare una torta alla nonna. Non esistono figure maschili se non quella del lupo (animale) e una comparsata abbastanza rapida, anche se risolutiva, di un cacciatore.

Il primo errore grossolano che balza all'occhio è la scusa della torta. E' noto che sono le nonne nelle favole, nei fumetti e nella vita, le più grandi fabbricatrici di torte. Basta ricordare Nonna Papera o le sempre presenti torte della nonna ai risto­ranti e così via dicendo. E' quindi perlomeno strano che in un universo in cui oramai la parola "nonna" è sinonimo di torta, l'unica che non solo non sa fare torte ma se le fa pure portare è la nonna di Cappuccetto rosso.
Se ne deduce quindi che questa signora è poco avvezza a trafficare in cucina e, nonostante l'età non più verde, poco ha imparato dell'arte della gastronomia. A proposito di età. Da un breve calcolo, considerando Cappuccetto rosso tredi­cenne e la mamma 33enne, la nonna potrebbe avere circa 53 anni scarsi. Tutto sommato non certo una cariatide.
Praticamente dalla favola abbiamo tre situazioni deci­samente appetibili.
Cappuccetto rosso il fiore che sboccia, la mamma il fiore nel pieno del suo vigore e la nonna all'inizio della decadenza. Tre donne sole ai confini di un bosco abitato da un lupo e meta occasionale di un cacciatore. E' perlomeno strana una si fatta situazione.
Considerando poi che al tempo non esisteva la televi­sione, il quadro comincia a farsi più chiaro. Esaminiamo ora i fatti.
Cappuccetto si avvia con la sua torta verso la casa della nonna. La madre come minimo deve avvisarla "Stai attenta! Non fermarti a parlare con nessuno, potresti fare brutti incontri !". Questa serie di avvertimenti sfiora il ridicolo. In un posto dove non abita nessuno con chi cazzo può parlare Cappuc­cetto rosso se non con il Lupo? L'avvertimento corretto che doveva dare la mamma era questo: "Cappuccetto! Vedi di passare rapida per la via del bosco e se senti qualcosa di strano, gambe in spalla perché è... il Lupo."
Probabilmente con un avviso di siffatta portata, la favola sarebbe finita qui. Sfido qualunque bambina tredicenne ad attraversare un bosco con la precisa certezza di incontrare un Lupo. Penso proprio che la nonna non avrebbe mangiato torte per un bel pezzo.
Comunque, grazie all'avviso ingannevole della madre, Cappuccetto si avvia con la sua bella torta verso la casa della nonna. Nel bel mezzo del bosco una voce che non la­scia spazio a dubbi recita " Buon giorno bella bambina, come ti chiami ?" Cappuccetto rosso seguendo alla lettera i consigli della mamma, risponde subito: "Io mi chiamo Cappuccetto rosso e tu chi sei ?".
Ora, il fatto che le ragazzine tredicenni di oggi siano sicu­ramente anche troppo sveglie, non giustifica l'imbecillità delle bambine tredicenni di allora. In quel bosco ci abita solo il Lupo, se lo attraversi con cappuccio rosso, gonnellina fatta da vecchia tenda a righe rosse e bianche, magari stai pure can­tando una canzone di Ambra (non c'era la televisione ma cer­tamente il tendone delle ragazzine di Non è la Rai si era già fermato almeno due volte da quelle parti),non puoi passare per un Amanita Muscaria. Se ti viene incontro un essere pe­loso, dalla vaga forma di cane ma molto più grosso e tu vai a chiedergli "chi sei ?" non puoi pensare che ti risponda, "Pippo Baudo!" Sorvoliamo su questa incongruenza incredibile e pro­cediamo con quelle che ancora devono venire.
Il Lupo, contrariamente a tutti i lupi di questa terra, non accenna neppure a sbranare la poveretta. Si informa... quanti anni hai.., come mai stai passando da queste parti... la tua nonna dove abita e via dicendo. Cappuccetto rosso, sic­come ha promesso alla mamma di non parlare con estranei, gli racconta tutto. Spesso la cortesia dobbiamo impararla dai giovani dato che domandare è lecito e rispondere è appunto cortesia.
Il Lupo castrando la sua natura di ripugnante mangiatore di esseri umani, ringrazia la piccola e corre verso la casa della nonna precedendo di gran lunga l'arrivo di Cappuccetto Rosso. Qui, avviene una sceneggiata che a Napoli avrebbe avuto un grandissimo successo.
Il lupo alterando la voce e imitando quella di Cappuc­cetto rosso riesce ad entrare nella casa della nonna e a mangiarsela. Poi, vestito da nonna aspetta Cappuccetto rosso, la invita ad entrare imitando la voce della nonna e si mangia pure la ragazzina. Con la pancia pienissima ha un at­timo di debaclè (questo è plausibile) e si spara una penni­chella. Mentre dorme passa il cacciatore che lo vede con la pancia piena. Intuisce tutto (il pool di Mani Pulite non poteva far meglio) uccide il lupo e aprendo la pancia del ripugnante con un coltello tira fuori.... indovinate chi ? La nonna e la ni­pote vive e vegete. Incredibile!
Cerchiamo di mettere un po' d'ordine, dunque:
nessuno può farmi credere che un essere con la voce pro­fonda come si suppone quella di un lupo possa imitare una ragazzina tredicenne in modo così perfetto da ingannare per­sino sua nonna che come ricordo non era certo decrepita. Quindi molto probabilmente l'ingresso nella casa deve essere avvenuto in un altro modo.
La nonna era certamente avvezza a far entrare chiun­que soprattutto uomini che passavano di la. Non a caso vi­veva sola e non a caso lontana dalla figlia e dalla nipote. Si spiega così anche l'incapacità a fare torte.
Era quella una casa libera per tutti i viandanti di passag­gio meglio se danarosi. Ricordo anche che la signora Merlin non era ancora nata per cui tutto era legale. Non c'era al momento il protettore, che possiamo benissimo individuare nella figura del cacciatore. Per cui il lupo aveva avuto campo libero.
Era entrato nella casa della nonna fingendosi un cliente, aveva fatto quello che fanno questo genere di clienti solita­mente. Al momento del saldo per la prestazione aveva ucciso la nonna. Nel frattempo arrivava Cappuccetto rosso. Il lupo si camuffava da nonna. Cappuccetto entrando, non poteva non intuire che c'era qualcosa di strano nell'aspetto della nonna ma non aveva avuto il tempo per chiamare aiuto. Ve­niva quindi stuprata sul posto. Scendeva in campo (questa l'ho fregata a Berlusconi) il cacciatore che coglieva il lupo mentre stava finendo a morsi ... da lupo... la torta della bambina. Lo uccideva così con la prima cosa che gli era capita in mano... la doppietta a canne mozze, volgarmente detta lupara. Tele­fonava alla polizia distrutto dai pianti della ragazzina e sec­cato dal fatto che nessuno aveva pagato e che della torta non ne era rimasta neppure una briciola.
Ecco come andarono presumibilmente le cose. Qual­cuno potrà obiettare ma la mamma non interviene più nella storia? La poveretta, ignara di quello che stava succe­dendo nella casa di tolleranza della madre, stava festeg­giando con champagne e ostriche la prima scopata che si era fatta dopo la nascita di Cappuccetto rosso con l'unico personaggio che poteva ancora essere presente nella storia: l'AUTORE.

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