CANTAUTORI.

CHE PASSIONE !

 

 

1960. Nascita ufficiale del fenomeno dei cantautori. In un quartiere di Genova, un gruppo di ragazzi stanchi di Sanremo e di tutti i ringraziamenti ai fiori e alle mamme, stanchi delle rime baciate “fiore-cuore”, decidono in un’assemblea, per la verità neanche tanto movimentata, di abbattere il governo Tambroni. Non scendendo in piazza assieme agli operai ma sparando, con le loro chitarre, note (per la verità abbastanza semplici) e testi decisamente atipici. Per la prima volta in Italia la parola cuore poteva anche far rima con fegato (termine che notoriamente non fa rima con niente... mi scuso per il gioco involontario di rime). Mi è sempre piaciuto pensarla così, i cantautori come movimento politico contro l’appiattimento della cultura canzonettistica italiana. Nello stesso tempo a Carrara, mia città d’origine, nasce un nuovo gruppo, che non possiamo chiamare fans per motivi di etica, ma possiamo ragionevolmente chiamare “Collettivo di sostegno della canzone d’Autore”. Nello statuto del “collettivo” facevano bella mostra di se i primi tre articoli:

 

1) Il “Collettivo” è rigorosamente antifascista

2) Cuore e fiore sono termini della cultura fascista quindi non vanno mai   pronunciati.

3) Ogni settimana nella serata di venerdì verrà indetta una riunione del “Collettivo” per ascoltare le nuove proposte dei Cantautori italiani, decidere della validità dei testi e, se approvata, la successiva iscrizione all’albo ufficiale del “Collettivo stesso”.

 

Si susseguivano poi codici e codicilli che rinforzavano praticamente i primi tre punti. Rileggendoli oggi c’è di che rimanere perplessi. A parte la prima asserzione che era presente in tutti gli statuti del tempo, già sulla seconda si cominciava a vacillare. Erano nate frasi assurde del tipo “Domani non posso venire perchè mio padre ha avuto un attacco al muscolo che soprassiede alla circolazione del sangue” O ancora “Ieri sono andato con mia madre al cimitero per portare degli angiospermi che contengono gli organi riproduttori delle piante sulla tomba della mia bisnonna”. E così via dicendo. Senza volerlo avevamo anticipato il linguaggio corrente che definisce ”operatori ecologici” quelli che un tempo si chiamavano molto più semplicemente “spazzini” e che secondo me nulla toglieva al rispetto della categoria. L’impegno maggiore veniva comunque dal terzo articolo. Tutti i sacrosanti venerdì riunione del “Collettivo” per ascoltare le nuove proposte (la cosa più bella di tutti i venerdì sera) e a seguire il dibattito per l’iscrizione o meno all’albo ufficiale del ”collettivo” ( la parte che rischiava di rovinarti tutti i venerdì sera ). Facevamo delle analisi politiche, o presunte tali, terrificanti. L’intellettuale di turno cominciava con un: ”mi sono innamorato di te, dice Luigi Tenco, non perchè sei carina, insieme ci divertiamo un casino, dal primo momento che ti ho vista mi è venuto un delirium tremens che se non ci stai mi ammazzo...No! Niente di tutto questo ma... perchè non avevo niente da fare. Mi sono innamorato di te perchè non avevo niente da fare. Che cosa vuol dire il Luigi, a che cosa allude con questa frase che lascia intravedere finestre aperte ad un maschilismo stanco di prendere decisioni e quindi non restio su posizioni che oramai sono fuori del tempo? Io penso che il significato di tutta la canzone si possa racchiudere in questa prima frase per cui, da qui possiamo cominciare il dibattito. Chi interviene per primo? Silenzio sepolcrale di chiaro smarrimento dei partecipanti, poi, faticosamente arrivavano gli interventi. Si tirava in ballo Freud, Marcuse, Gramsci, Yung... (non ho mai capito se si pronuncia Iung oppure Iang) sino al momento terrificante in cui mia sorella, più giovane di me di qualche anno si alzava e diceva. ”Non saranno cazzi di Tenco?“. Attimo di gelo assoluto tra gli intervenuti, il solito amico che mi rimproverava il fatto di averla portata anche quella volta li, del resto se non la portavo i miei non facevano uscire neanche me, e via dicendo tra scazzi e un “la prossima volta non vengo“ detto senza convinzione dato che l’unico impianto stereo decente era quello che avevamo nella sede del “Collettivo”.

Oggi tutto sembra più chiaro. Mia sorella le canzoni dei cantautori di allora se le godeva perchè utilizzavano un linguaggio normale, quello che si usava tutti i giorni. Non c’era bisogno del dibattito per capire. Questa era la novità. Amore non faceva rima con cuore ma poteva benissimo far rima con brufoli perchè a diciassette anni i brufoli, chi più, chi meno li hanno un po’ tutti e quindi era giusto che facesse rima con brufoli .

 

Brufoli escrescenze utili

dello scoglio  mitili

del mio amor per te

Brufoli escrescenze futili

con testate a missili

li regalo a te.

 

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