ADELMO”Sugar”FORNACIARI

detto

ZUCCHERO

 

 

Non entriamo nel merito del nome. Ognuno ha il diritto di chiamarsi come gli pare, anche se (c’è sempre un anche se) artisticamente parlando, in un mondo che fa del look un biglietto da visita importante, chiamarsi Adelmo significa partire cento metri dietro tutti.

E’ questa la prima cosa che capisce il giovane cantante Adelmo Fornaciari oggi idolo di metà della gioventù attuale. Perchè di metà della gioventù attuale? Perchè l’altra metà la gestisce Vasco Rossi. Dopo Guelfi e Ghibellini, Verdi e Mozart, Coppi e Bartali, Beatles e Rolling Stones, Rivera e Mazzola, Corrado e Buongiorno, non poteva non essere l’Italia divisa se non in Zucchero e Vasco. E’ inutile starsela a menare, il nostro bel paese non sarà mai unito. L’italiano è talmente convinto che la competizione non porta a niente da essere eternamente in competizione con se stesso. Non importa quali siano le ragioni. Se tu dici bianco, per me sarà nero, indipendentemente dai valori del bianco e da quelli del nero. E’ una tara cromosomica che al di la dei contrasti serve indubbiamente ad esaltare la fantasia. In Italia non serve essere intelligenti, colti o preparati. Vale certamente di più essere ...furbi. Premettendo il fatto che tutti gli italiani odiano i furbi.

E quindi bisogna essere tanto furbi da non far capire agli altri che lo siamo. Una sorta di gioco al massacro che non stiamo a sviscerare più di tanto, anche perchè non si andrebbe lontano.

Stavo perdendo di vista Adelmo...e la sua identità con Sugar. Si, so che si capisce ma forse è meglio chiarire lo stesso. Adelmo Fornaciari è il nome anagrafico di Zucchero o Sugar come si faceva chiamare negli anni settanta.

Storia tribolata quella di Zucchero. Grossa gavetta alle spalle nei locali di Forte dei marmi e della Versilia in genere. Poi verso la fine degli anni settanta vince l’edizione di un concorso per voci nuove ed è lanciato subito a Sanremo.

Ora il fatto di trovarsi a Sanremo non è particolarmente significativo. Tantissimi cantantici sono passati e sono spariti nel nulla, a volte proprio grazie a Sanremo. Non basta una vetrina, ancorchè importante, a decretare il successo definitivo. Quello che conta è il background culturale che ognuno si porta appresso.

Zucchero, a livello background, è piazzato più che bene. Grazie alla gavetta nelle balere riesce ad avere una grossa conoscenza dei pezzi di Rithm & Blues e dei suoi eroi da Wilson Picket a Percy Slage, da Otis Reding a Joe Coker. Un infanzia sofferta nei ghetti di Reggio Emilia prima e delle bidonville della Versilia poi.

Il padre, gommista in una ditta della GoodYear, la madre eternamente ubriaca e la sorella che già a tredici anni si prostituiva con i tedeschi nella zona rinomata del Cinquale. Un sacco di amori nati ed andati a rotoli, canne a gogò, pere grosse come Williams, piste da far invidia a Madonna di Campiglio e Cortina messe assieme. Insomma il background classico del bravo ragazzo della borghesia italiana che è destinato a fare del Ritm & Blues.

E’ proprio il padre che gli ispira il primo grande successo, la canzone Donne molti la ricordano:

Donne du du du , in cerca di guai

donne a un telefono che non suona mai...

Questa era la versione conosciuta per una partecipazione al festival del... la versione originale era ben diversa e riguardava appunto il lavoro del padre:

Gomme du du du in cerca di guai

gomme da neve che non scoppiano mai...

Gomme du du du in mezzo a una via

gomme allo sbando gomme in carozzeria

Canzone che se presentata così avrebbe certamente avuto un riscontro più immediato, e come originalità, e per la tematica sicuramente non ancora sviscerata dai cantautori nostrani (a parte l’album Automobili di Lucio Dalla, dove peraltro i testi erano di Luciano Roversi, noto poeta Bolognese).

Zucchero sembra avere un rispetto per la professione del padre che sfiora l’adorazione. Il successivo pezzo che lo impone per una estate intera è Canzone triste anche in questo caso allegoria del testo vero che faceva pressapoco così:

Sento un rumore triste nel motore

allegro ma non troppo / e mentre cala il sol

mi leverò il giubbotto e cambierò il cerchion..

e naturalmente via a seguire.

Anche gli altri esponenti della famiglia sono fonte d’ispirazione per il nostro piccolo vate:

Con le mani stappi la bottiglia

l’accarezzi tutta come una figlia

le accarezzi il collo con la mano

poi la scoli tutta piano piano

per provare nuove senzazioni

trovo in giro vuoti i bottiglioni

dedicata alla madre sempre ubriaca. Oppure:

Un giorno impetuosa al tramonto sali su una Duna

un giorno impetuosa al tramonto sali su una Duna

e se lo chiavo !

Celebrazione dell’inizio alla prostituzione della sorellina. Insomma, in ogni canzone possiamo trovare l'aggancio al background sopra descritto. Del resto non può essere altrimenti. Il mondo della musica nera è fatto di dannati e che io sia dannato se non riesco ad essere dannato più degli altri. Poco conta il fatto che il nostro eroe non viene da Menphis ma da Roncocesi (Reggio Emilia) ma come già ci fece notare a suo tempo il buon Guccini non è forse quella la campagna che più si avvicina al mitico West ? Per cui il cerchio si stringe in una sorta di identificazione culturale che fa ripercorrere al nostro Adelmo sensazioni ancestrali fatte di immigrazioni più o meno forzate, di popoli alla ricerca delle loro radici, di schiavi lasciati liberi dopo il pagamento di cauzioni esagerate a tassi da strozzinaggio. In poche parole potremo chiamarlo il riscatto della libertà. Ed è per questo che a libertà conquistata si alzano al cielo dall'ugola arrossata di Zucchero frasi tipo:

Quasi quasi ci stai so che non mi puoi dire no!

quasi quasi ci stai io lo leggo negli occhi tuoi

o ancora:

..prima sul letto e poi in cucinacosì sino a mattina

il tempo di vestire la bambina

e poi sul letto e poi in cucina

di nuovo a capo a capo come prima guardando la TV

e dopo mentre usciamo in ascensore

imballerò il motore....

e via di questo passo sino a:

Voglio vederti ballare senza tabù

un ballo da strappamutande, fallo di più (fallo viene dal verbo fare!)

come on sister è un volo proibito

amore sessso sesso sesso sono un assetato....

amore sesso sesso sesso sono un affamato....

Per chi la libertà finalmente conquista quale migliore soddisfazione se non l'abbattimeno totale e definitivo dei tabù sessuali. E allora via che dopo tante frustrazioni si può finalmente trombare per riportare nel giusto ambito, una volta per tutte, la libertà dell'anima.

Ma , c'é sempre un ma in questi casi, al termine delle scorribande sessuali non è che poi rimane qualche strascico, visto e considerato che tutto sommato abbiamo anche un pesante fardello di cultura cattolica da smaltire ? Il rimorso ed il senso del peccato possono intaccare anche le coscienze più torbide. Chi ci salverà allora, chi potrà redimerci dai peccati piu nefandi?

Può bastare un Miserere magari con la complicità di un tenore a riportarci anche se provvisoriamente sulla retta via?

 

Miserere Miserere misero me

e poi brindo alla vita.

Strofa iniziale di un successo che ha venduto più di un milione di copie.

Considerando che un Cd costa circa trentacinquemila lire fanno più di tremiliardi e mezzo.

Che anch’io sia dannato se mi può bastare.

 

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