DRUPI

 

 

 

Agli inizi degli anni settanta mi regalarono un piccolo cane che andò a sostituire (il termine non è molto felice ma andò proprio così) il vecchio cane deceduto di vecchiaia (cose che potevano ancora succedere, in provincia, in quel periodo). Sorse subito il problema di come chiamarlo. Il nome non poteva essere lungo, per ovvi motivi di sudditanza. Se vuoi che un cane sia un amico fedele ed obbediente non puoi chiamarlo con un nome lungo. Già il nome deve essere un ordine per cui non sono adatti nomi tipo Giorgioandrea o Gianmaria e via dicendo. Del resto i nomi corti tipo Full, Black e via dicendo erano molto sfruttati. Si viveva ancora sull’onda lunga del sessantotto ed unverbo di Marcuse “La fantasia al potere” era nel cuore di tutti. Non volevo quindi dargli i soliti nomi da cane che erano in auge allora e tentai appunto con grande sforzo di fantasia di chiamarlo come nessuno aveva mai chiamato un cane prima. Dopo una settimana di intensa attività cerebrale, decisi di chiamarlo DRUPI. Nome breve, secco e certamente inusuale. Per circa un anno andò tutto bene. Il cane cresceva, il nome funzionava bene in ogni occasione sino (mi sembra ) al 1972.

Durante la sagra annuale del Festival di Sanremo, tra le nuove proposte, venne presentato un giovane cantante che si chiamava, ironia della sorte, proprio DRUPI. La canzone che presentò (certo molti la ricordano ancora ) era Vado via.

A parte lo stupore mio nell’avere un cane col nome del cantante del momento, e anche un po’ l’incazzatura per aver buttato via una settimana di nomi altrettanto fantasiosi due anni prima, cominciarono a venire fuori alcuni problemi ed alcune seccature abbastanza logiche. Per dare un esempio ogni volta che chiamavo il cane c’era sempre lo spiritoso di turno che commentava “questi giovani non hanno fantasia, chiamano i loro cani come i cantanti famosi” Mi accorsi ben presto che non valeva la pena neppure litigare. Non sarebbe servito a niente, come a niente sarebbe servito chiarire agli amici, che sentivano chiamare il cane per la prima volta “si chiama DRUPI dal 1970, quindi prima...”

La situazione era abbastanza seccante, del resto non potevo mica cambiare il nome al cane, tutto l’addestramento sarebbe andato a puttana. Così forse per la prima volta nella mia vita scelsi la via della rassegnazione. Mi costrinsi a convivere con questa equivoca situazione sino alla morte del vecchio amico Drupi.

Tutto questo preambolo non è occasionale ed è ben lungi da me l’idea di paragonare un onesto cantante ad un cane, ma mi sembrava corretto far capire come mai il sottoscritto si sia sempre interessato a questo artista, che al di là della voce, decisamente interessante, non è che poi abbia avuto quella brillantissima carriera che gli addetti ai lavori gli pronosticavano. Devo dire che mi sono posto anche delle domande ben precise. Come mai un artista così, arrivato in gioventù ad un certo livello, non ha “preteso di più” dalla sua arte. Come mai si è accontentato di vivacchiare (certamente bene vista la casa in campagna con tanto di scuderia di cavalli) in un mondo, quello della musica leggera, dove notoriamente ci si sbrana quasi tutti i giorni, e dove non è certo facile mantenersi a galla facendo onestamente illavoro del cantare. E’ stato un calcolo preventivato o un insieme di eventi più o meno decisivi? Il non voler diventare un archetipo per nessuno è stata una scelta fatta volontariamente oppure un insieme di scelte sbagliate? Magari qualcuno in questo istante sta pensando:” Ma che cazzo gliene frega di Drupi, avesse detto Frank Sinatra capirei...” Ed invece no! Qui sta l’errore. E’più facile capire il successo di un Sinatra che il mezzo successo di un Drupi. Non sono d'accordo con Umberto Eco che vedeva nel successo di Mike Bongiorno la rivincita della mediocrità assoluta e della arrivabilità di chiunque a quella meta vista la null'essenza dello stesso. Oggi i tempi sono cambiati. Non è sufficiente aspirare a diventare un Drupi, quando non costa assolutamente nulla guardare più in alto magari appunto sino ad un Frank Sinatra. E’ cambiata la “metodologia di aspirazione”.Oggi si pensa così: ”Da grande voglio diventare bravo, importante, famoso e soprattutto ricco come Frank Sinatra. Male che mi vada divento come Drupi, un disco all’anno e chi s’è visto s’è visto”.

Eccolo il sogno di tutti e quindi la funzione del cantante mediocre. Io aspiro al massimo, magari a un dieci e lode, chissà che così facendo non rimedio un sette che è senz’altro meglio della sufficienza scarsa. Drupi diventa quindi non l’esempio da imitare ma da diventare mal che vadano le cose. “Perché devo lavorare duro tutta la vita quando basta una canzone ogni tanto a farmela vivere bene?” Siamo arrivati all’arte del “ripiego”. Del resto c’è da osservare che l’alternativa è sempre stata messa nel piatto delle scelte. Solo che le alternative di una volta erano altre, se arrivavi, bene, altrimenti rischiavi la fame. Le scelte erano più difficili una volta. O facevi la cicala e ti andava bene oppure eri costretto a far la formica tutta la vita. Mangiavi lo stesso (poco) in compenso ti facevi un culo spropositato. L’importanza quindi di un "esempio-ripiego" come Drupi diventa fondamentale nell’impostare la propria vita. Per cercare di capire più a fondo questo fenomeno vediamo di fare un analisi accurata di una delle dieci canzoni cantate dall’artista negli ultimi venti anni. Leggiamo proprio una delle ultime dal Festival di Sanremo del 1995. Titolo:

 

VOGLIO UNA DONNA.

 

Voglio una donna !

bella come un mattino d’estate con la luce del sole

che capisca gli sguardi e i silenzi che mi sappia ascoltare

e ogni notte in maniera diversa s’inventi l’amore

che cucini proprio come mia madre e mi sappia parlare.

 

Dall’analisi della prima strofa già si intravede un malcelato interesse per il sesso non disgiunto da una sana voglia di buona cucina e chiaramente un complesso edipico non certo al primo stadio.

 

Voglio una donna !

che mi dia tutto quello che le altre non mi riescono a dare

La dolcezza, la passione, il rispetto ed il buonumore

Un sorriso che esploda improvviso e t’illumini il cuore

 io sto cercando una donna. Una donna da amare....

 

Evidentemente c’è stata già a monte una ricerca di mercato abbastanza precisa ma che non ha dato gli esiti sperati. Si chiedono certi requisiti che tutte le donne certamente hanno, ma in non tutte si ritrovano così complessivamente. La parola “rispetto” può sembrare un po’ obsoleta per i tempi che viviamo, ma evidentemente è il requisito chiave di tutta la ricerca. Praticamente la scarpetta di Cenerentola del 2000. Se non l’hai non puoi inventarlo. E’ una questione di cultura...

 

Una donna con il vizio della vita come me

che ti fa trovare pronta una tazza di caffè

una donna con il gusto della vita come me

che non rompa tutto il giorno raccontando dei suoi ex

 

Si cercano le affinità. Deve avere il vizio della vita come il nostro eroe e cioè lavorare poco e divertirsi molto. Questo implica fare ore piccole quindi una certa conoscenza delle funzioni della Moka Express. Non solo “più lo butti giù, più ti tira su” sembra dire Drupi, parafrasando la ben nota pubblicità televisiva, ma già sottolinea il fatto che è lei, amante-colf, che dopo, deve fare il caffè e portarlo a letto (frase non scritta ma chiaramente implicita nel discorso. Che ti do in cambio io? Ti concedo un certo background sessuale, purché non me ne parli. Se non so niente è come se tu fossi vergine.

 

Voglio una donna

che trasformi ogni giorno che nasce in un giorno speciale

e siccome una donna fedele è pura come le suore

che ti sleghi il regalo ogni volta che viene Natale

forse chiedo un po’ troppo.. una donna da amare

 

Viene ribadito il concetto di verginità unito a quello di fedeltà anche se non disgiunto da una certa carenza culturale. Chiaramente non tutte le suore sono vergini e quindi fedeli a Dio. Basta scorrere i ‘Promessi Sposi’ per sapere che la monaca di Monza non andava certo nei prati con il bell’Egidio a raccoglier margherite. Chiaramente quella richiesta dal Drupi è più una verginità virtuale che effettiva, ciò non toglie che venga fatta ed accostata subdolamente al concetto di regalo e di Natale. Periodo in cui siamo tutti più buoni e certamente propensi a non dire bugie.

 

Una donna con il vizio della vita come me

che ti ami come un Dio che ti tratti come un re

una donna con il gusto della vita come me

una donna che purtroppo mi sa tanto che non c’è

 

Il concetto religioso della vergine suora che ama nella sua vita solo Dio viene riproposto con una forza che poteva essere ancora più marcata. Il "ti tratti come un Re" che segue sminuisce un attimo la frase. Molto probabilmente nella stesura originale era invertita e cioè “che ti tratti come un re e ti ami come un Dio", poi evidentemente sono intercorse esigenze di rima che hanno ribaltato la frase stessa, facendole perdere un po’ della forza originale. Nel frattempo comunque la ricerca di mercato va avanti  ma con probabile esito sempre più negativo.

 

Voglio una donna!

ne voglio una sola vicino e la voglio sposare

che sia pronta a far crescere un figlio nel bene e nel male

una donna che vedi soltanto nei romanzi d’amore

mi sa tanto che una donna così me la devo inventare.

 

Monogamo sino alla nausea ma con le idee chiare sino in fondo. Ricapitolando. Voglio una verginella che: sappia cucinare come mia madre, mi porti il caffè a letto, che mi faccia i regalini a Natale e in tutte le feste comandate, compreso il mio onomastico (..ma esiste S.Drupi ?) mi allevi i bambini, mi ami da Re (qual io sono) e mi tratti da Dio. Il tutto condito da un rispetto che sfiori l'adorazione per quello che sono e rappresento per il genere umano. Ma soprattutto ( ma non facciamolo sapere troppo in giro) che a letto sia una....MAIALA INCONTENIBILE. Se la trovo così, giuro che la sposo.

Salutiamo il romantico Drupi come l’ultimo dei “single” che sa anche cantare.

 

Ancora una storia? Scegli...

 

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