QUELLA STRANA COPPIA

( Mogol-Battisti)

 

Musica o parole? Parole o musica? L’antico ma sempre verde dilemma del penetrarsi per far nascere qualcosa che sarà destinato (nelle intenzioni) a sopravviverci. Questo dilemma ci accompagnerà sempre. Dove andrebbero a finire le stupende discussioni e disquisizioni sulla musica adatta al testo e viceversa? Perchè sottolineare una U con un oboe ed una I con un violino è considerato logico? Perchè un pianoforte può permettersi il lusso di sottolineare, con alterna fortuna, tutto? Musicando una poesia, questa ne esce sminuita o esaltata? Quante domande, quanti dubbi, quante contraddizioni? Tutto si riconduce però al rapporto che si instaura tra musicista ed autore dei testi.

Chi non ha mai avuto dubbi, ma solo certezze è stata quella strana coppia formata da Mogol-Battisti.

Mogol, al secolo Giulio Repetti, prima di incontrare Lucio Battisti, al secolo Lucio Bat­tisti, è già autore riconosciuto a livello nazionale, ha già vinto un Festival di Sanremo e soprat­tutto cucina le melanzane alla parmigiana in maniera divina. Non ha dunque biso­gno di un particolare musicista che sottolinei i suoi testi, così almeno sembra. Ma chi sa entrare veramente nell’animo umano? Chi può permettersi il lusso di giudicare se una persona, ancorchè‚ soddisfatta, sia veramente appagata del successo che ha? Ed infatti Mogol non è uno che si accontenta di quello che ha già ottenuto, gli manca un avventura, gli manca il tempo di morire, ma soprattutto gli manca Anna, che sia chiaro non è Francesca.. come avrà modo di far gridare a Lucio qualche anno dopo... “hai ragione anche tu, cosa voglio di più, una casa io l’ho, un lavoro io l’ho ,la mattina c’è chi mi prepara il caffè, questo già lo so e la sera c’è chi non sa dir di no cosa voglio di più... voglio Anna etc etc “

Spinto dalle sue voglie, spinto dagli amici che non lo sopportano più decide di met­tere un annuncio su un giornale di cuori solitari:

Cercasi un Lucio Battisti... anche usato.

Corre l’anno 1967. Un ragazzino di Poggio Bustone (Rieti), con una testa piena di ric­cioli degna del miglior Caravaggio, una chitarra folk piena di ghirigori degni del miglior Bob Dylan ed una voce incredibile degna del miglior... (punto), legge l’annuncio e non fa nessuna fatica a riconoscersi. Lucio Battisti è lui. Non ne conosce altri. Va all’appuntamento con Mogol Giulio Repetti e con la storia.

Si incontrano al bar di una piccola sala d’incisione vicino alla Stazione Termini di Roma. E’ il 29 settembre. Mogol Giulio Repetti lo aspetta “seduto in quel caffè”. Sì, proprio nel famoso caffè del 29 settembre come ricorda una epica canzone che fa­ranno insieme.

Stava li, ubriaco come una tegola e “guardavo il mondo che, girava intorno a me” poi.. (ecco il momento cruciale!) ..”d’improvviso Lei sorrise, e ancora prima di capire mi trovai sottobraccio a Lei , quasi come se non ci fosse che Lei...” .

Ah! Tempi di una volta ! Ah! Antico rispetto delle persone che ancora non si conoscono! Ah! Cortesie dimenticate di un tempo che fu!

Giulio Repetti Mogol in quel primo incontro dava del Lei alla persona che lo accompagnerà per più di dieci anni nel vorticoso mondo della musica italiana.

Il ragazzino Lucio Battisti, inizialmente è imbarazzato. Cosa vuole da lui questo uomo già maturo, che lo aggredisce con le sue gentilezze, con il suo modo di fare, certamente gentile ma altrettanto certamente ambiguo?

E’ sempre Repetti Giulio Mogol che chiarisce come avrà da essere il rapporto “Ogni notte ritornar per cercarLa in qualche bar domandaLe ciao che fai e poi uscire insieme a Lei ma da quando ci sei tu tutto questo non c’è più. Acqua azzurra acqua chiara, con le mani posso finalmente bere” Continua a dargli del Lei, ma fa chiaramente capire che non ci devono essere lati oscuri nel rapporto, tutto deve essere chiaro e limpido come l’acqua.

Lucio accetta l’incarico dando il via ai dieci anni più incredibili della strana coppia. Dieci anni che resteranno nella storia della musica italiana e che soprattutto permetteranno ai due di assicurare la pensione anche ai nipoti dei loro pronipoti.

E’ questo sicuramente il caso più emblematico di rapporto tra un autore ed un musicista. A tutt’oggi non si riesce compiutamente a capire il perchè‚ del loro enorme successo. Sì, perchè‚ fu veramente enorme. I loro dischi venivano prenotati prima, comperati a scatola chiusa. In una Italia che si addentrava nei meandri bui degli anni bui, oscurati da stragi ancora oscure e, dalle prigioni del popolo delle BR altrettanto oscure. Nei dieci anni dei misteri Italiani, la languida voce di Lucio Battisti gridava la disperazione esistenziale del loro rapporto di coppia “Non piangere salame dai capelli verderame è solo un gioco e non un fuoco...” o l’ancora più inquietante e certamente simbolica “la gallina coccodè, spaventata in mezzo all’aia tra le vigne e i cavolfiori mi sfuggiva gaia..” sino a raggiungere l’apoteosi del linguaggio ermetico con “Elegante contenuto, un po' ironico e garbato, misterioso interessato, imbroglione subdolo matto... maledetto di un gatto” Riferimenti sicuri a personaggi politici del tempo . Come non intravvedere ad esempio nella gallina la simpatica silhouette di una passionaria Adele Faccio prima maniera o ancora come non individuare nel gattone misterioso, subdolo ed imbroglione la caricatura di un certo Bettino che stava scalando il potere nel PSI?

Ma il mistero di questo strepitoso successo diventa ancor più intricato quando dai sondaggi di allora (non erano certamente scientifici e precisi come quelli dell’on. Pilo, ma già sicuramente inaffidabili come i suoi) si scopriva che solo una persona su centomila comperava i dischi targati Mogol-Battisti. Non tornavano i conti. Eppure se praticamente nessuno li comperava, a chi venivano venduti tutti quei milioni e milioni di dischi? Molti punti interrogativi si insinuavano vedendo altre strane cose: la scomparsa di Lucio Battisti dai concerti e dagli appuntamenti televisivi, la ritrosia costante della strana coppia dai dibattiti e dalla vita politica di allora, quel non schierarsi con nessuno che denunciava una asocialità perlomeno dubbia. Cosa stavano facendo quei due mentre gli altri erano in tutt’altre faccende affaccendati?

STAVANO NASCONDENDO I LORO DISCHI !

Mi spiego meglio. Se uno realizza un disco, lo produce, e lo lancia sul mercato, ha un unico scopo: venderlo. Ma se non riesce a venderlo, non fa molta strada. Ecco allora l’uovo di colombo della strana coppia. Io faccio un milione di dischi, li produco, e ne vendo uno a te. Tu lo prendi e ne vendi uno a me. Io lo ricompro e poi te lo rivendo. Tutto questo per ammettiamo un milione di volte ed il gioco è fatto. L’unico problema è dove nascondere i pacchi di dischi. Così si spiegano la passione di Mogol-Battisti per i cascinali di campagna (dove si possono nascondere meglio milioni di copie di dischi venduti e comprati se non in un cascinale di campagna lontano da occhi indiscreti), la passione dei due per le peregrinazioni a cavallo ( è certamente il mezzo migliore per controllare le proprie tenute... discografiche) e la loro scomparsa dal sociale (troppo impegnati a nascondere dischi). Tra l’altro ci prendevano pure in giro. In molte loro canzoni del tempo c’erano i tasselli del puzzle che potevano farci capire il gioco perfido che la coppia stava tramando alle nostre spalle.

Dalla canzone DUE MONDI:

“L’universo che respira e sospinge la tua sfera....”

È un lapalissiano riferimento alla campagna e ai dischi nascosti.

“oltre il monte c’è un gran ponte dove i frutti son di tutti... non lo sai”

indicazioni precise. Bastava saperle leggere. Infida, la presa di culo finale Non lo sai? Come cazzo facevamo a saperlo se non si facevano mai vedere neanche in televisione.

Dalla canzone PENSIERI E PAROLE:

“Che ne sai di un bambino che rubava...”

Quasi a volersi scusare come se fosse un innocente gioco di bimbi, ai quali si perdona tutto, anche il furtarello della marmellata

“e soltanto nel buio giocava...

e del sole che trafigge i solai..... che ne sai?”

Che ne sapevamo infatti della fragilità del disco in vinile che va protetto dai raggi del sole in luoghi freschi ed arieggiati. Niente di meglio quindi del buio dei solai, con la preoccupazione però di soleggiate troppo “calienti” tanto da trafiggere i solai medesimi.

E poi ancora indicazioni di percorso degna delle più perfide cacce al tesoro.

“e di un cinema di periferia,..

che ne sai della nostra ferrovia che ne sai”

Ed infatti ancora oggi sappiamo che esistono questi tesori nascosti ma, tuttavia, non sappiamo dove.

Resta di fatto che il disco di Battisti dovevi prenotarlo prima e poi mandare la sorellina piccola a comperarlo altrimenti non ti toccava.

 

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